Dec
8
Domani NON è un altro giorno!
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Condividiamo con voi la lettera inviata ai capi scout che partecipano in questi giorni al Campo di Formazione a Napoli.
Cari Capi che vi apprestate al sentiero delle sentinelle,
come ben sapete o presto scoprirete ad Accra, Milano, Rio de Janeiro, Tokio, Njombe, New York, Palermo, Maués, Parigi, Calcutta, Johannesburg, Napoli,
domani NON è un altro giorno!
Forse a noi pare che domani sia un altro giorno, guardando al calendario e al volgere del sole, ma in realtà potremmo scoprire che le cose non sono così semplici, e non evolvono come sembra. E fate molta attenzione perché questo CFA potrebbe fare lo stesso effetto anche a voi.
Siamo qui nella nostra casa di Njombe, è mattino e la corrente manca da ieri pomeriggio. Decidiamo di sederci e scrivere questa lettera prima che la batteria del computer termini lasciandoci senza la possibilità di inviarvi niente.
Non sappiamo bene cosa scrivere, discutiamo un po’ e poi Paolo inizia con le presentazioni:
“Ci presentiamo: siamo Paolo e Federica, anche noi capi scout di 28 e 25 anni. Abbiamo incontrato qualche anno fa sulla nostra strada il sentiero delle sentinelle, e quasi senza accorgerci ci siamo ritrovati completamente immersi.
La nostra storia insieme comincia molti anni fa, ma vi raccontiamo solo alcuni eventi, che quando ci guardiamo alle spalle sembrano significativi. Ve li diciamo così, ben sapendo che non sarà facile cogliere il significato profondo che rappresentano per noi, ma solo perché siamo lontani e così magari riusciamo ad essere un po’ più vicini.
– Il rito di iniziazione adulta di Federica, il giorno che non ebbe paura di indossare, a 20 anni, l’uniforme scout odiata e temuta per entrare nella grande avventura.
– Le notti sulla terrazza di Ballarò di Paolo, mentre sommava le testimonianze di Uomini e Donne di Dio, dagli occhi splendidamente azzurri, che lo chiamavano ad intraprendere il suo cammino.
– Una notte di dicembre, quando ci siamo incontrati e abbiamo capito che il passo era lì davanti a noi, che il nostro sentimento era benedetto da qualcuno che non ci avrebbe mai lasciato soli.
– Il 15 Settembre 2007, giorno del nostro Matrimonio, giorno di felicità incredibile e incontenibile.
– Il 25 giugno 2008, giorno del nostro arrivo in Tanzania.
Ogni giorno, davvero ogni giorno, di una vita che diventa piena insieme, in mezzo alle difficoltà, alle amarezze, alle nostre grandi debolezze e gioie.
Il fatto è che noi abbiamo abbiamo provato a credere che domani NON è un altro giorno, in mille momenti nei quali le persone intorno a noi ci sembrava attendessero qualche cosa, mentre noi volevamo costruircele queste cose.”
Rileggiamo insieme e ci commuoviamo un po’, poi discutiamo ancora su cosa scrivere. Guardiamo la collina fuori dalla nostra finestra dove tutto ricresce, e ridiventa verde. È appena iniziata la stagione delle piogge dopo 5 mesi senza acqua. C’è un bellissimo uccello blu su un cespuglio di fiori che ci fa compagnia con il suo canto.
Fede: cosa scriviamo? Quello che facciamo qui, o…? Non so, potremmo dire che abbiamo deciso di partire per scoprire cosa c’era davvero qui, per vederlo con i nostri occhi. Io non sono venuta qui pensando che la gente avesse bisogno di me, ma… una volta qui basta guardarsi intorno e cercare di fare del proprio meglio no?
Paolo: ma io vorrei parlare delle scelte!
Fede: ma dai, parliamo un po’ della Tanzania, prima e poi tu gli fai il tuo solito pippone finale da capo clan, sulle scelte. Altrimenti se lo scrivi subito non vanno più avanti a leggere, cosa dici?
Paolo: Ok dai, forza, parla un po’ di Njombe allora!
Fede: Come partiamo? La cosa che mi piacerebbe raccontarvi è il numero incredibile di bambini e ragazzi che ci sono qui, senza nessun adulto o punto di riferimento. Tante volte ci siamo trovati a riflettere sul loro futuro. Chissà se potranno fare le scelte giuste! Chi li aiuterà a intraprendere la strada della loro vita?
Paolo: E poi dici che io faccio il pippone??? E questo allora?
Fede: lasciami continuare. Nella zona di Njombe il tasso ufficiale di diffusione dell’HIV è del 14,7%. In realtà sappiamo per certo che in alcune zone arriva fino al 40 o più. Immaginatevi un villaggio dove 40 persone su 100 sono ammalate, e sanno che moriranno presto. Ci è capitato un giorno di incontrare una di queste persone, una donna di 35 anni che si era presa in carico il figlio di sua sorella, anche lei morta per HIV. Ci ha accolto nella sua casetta, a soli 10 minuti di strada da dove vi scriviamo ora. Una casa pulita, ordinata, dove si poteva vedere una cura e un rispetto per la vita fuori dal comune. Ci ha accolto in salotto e abbiamo chiacchierato di Musa, di 5 anni, di come va all’asilo e delle cose di cui avrebbe bisogno. A questo punto questa donna si è alzata, è andata nella stanza a fianco, e ci ha fatto vedere le medicine che stava prendendo ed una diagnosi di HIV conclamato e quindi ci ha detto: “io sono malata, tra poco morirò e il Signore ha già deciso per me, invece Musa ha una vita davanti, ed io temo che non ci sarà nessuno a prendersi cura di lui…”
Paolo: Che momento, non sapevamo più che cosa dire ne dove guardare, la stanza sembrava diventata di colpo troppo stretta e buia.
Fede: Poi ci ha chiesto se potevamo aiutare Musa, farlo venire a vivere nell’orfanotrofio dove lavoriamo, in modo che ci sia qualcuno con lui.
Paolo: Sì, e poi quando abbiamo detto che avremmo fatto il possibile e lei si è messa in ginocchio a terra, mi sembrava di essere diventato piccolo piccolo. Una persona con una dignità incredibile, anche in un momento così.
Oramai sono quasi le nove, sembra di essere in montagna, anche per le nuvole che coprono velocemente tutto il cielo. In effetti Njombe è a 2000 metri, nota sulle guide turistiche per essere la città più fredda della Tanzania.
Paolo: Queste persone, lo hanno creduto per secoli, che la vita si dibattesse in ritmi circolari e naturali, ma sembra che dall’incontro con i Wazungu (i bianchi) qualche cosa sia andata storta. Il domani è un giorno di lotta per la vita e la sopravvivenza. Le nostre immagini, i nostri beni, le nostre attività, fanno sentire questi uomini fuori luogo persino nel loro stesso Paese. Tutti provano ad imitare la nostra strada che ahimè, sta portando tutto il mondo sull’orlo di un baratro.
Fede: Dai, non fare l’Al GoRE de noaltri!
Paolo: No, no, è così. Pensa che a Napoli hanno già iniziato il conto alla rovescia. Domani NON è davvero un altro giorno.
Fede: …….
Discutiamo un po’ sulla terra e su quanti anni potrà andare avanti così. Federica tira fuori la storia delle api che iniziano a morire.
Paolo quella dei ghiacciai che si sciolgono in Groenlandia e la neve del Kilimanjaro che non ci sarà più. Ripensiamo a quando abbiamo visto con i bambini dell’orfanotrofio il film l’Era glaciale e sorridiamo al ricordo delle loro facce stupefatte e delle domande che ci hanno fatto. Sembra che certi pensieri e considerazioni a volte siano troppo grandi per la nostra testa e quindi semplicemente ce ne scordiamo, andiamo avanti facendo finta di niente.
Paolo: In ogni caso, per l’uomo singolo come per i gruppi è sempre una questione di scelte.
Fede: ecco!
Paolo: Solo che sembra ultimamente queste cose siano uscite di moda. Tutti credono che la vita sia un immenso supermercato, con un carrello enorme, senza limiti (hai notato Fede che ogni anni i carrelli sono più grandi?), dove si possa prendere tutto e non fare nessuna scelta. Ed invece questa è una delle bugie tra le più grandi. Infatti c’è sempre qualcuno che sceglie, che ci da gli imput, acquista, acquista, consuma consuma consuma, prendi a prestito, consuma. E se noi rimandiamo, diciamo, domani è un altro giorno, sono in tempo anche domani, d’un tratto ci troviamo con il bancone vuoto. O meglio, mentre noi siamo ancora al supermercato, fuori ci perdiamo la festa del paese, i consigli dei vecchi che siedono sulle panchine…
Fede: Dai, moderati un po’, che immagini da Malavoglia!
Paolo: Vabbeh, ma così mi rovini tutta la poesia, comunque credo si sia capito. In ogni caso penso che tutto parta dalla consapevolezza che essere liberi vuol dire scegliere, il più possibile con la propria testa, senza paura di sbagliare. D’altro canto anche l’evoluzione nasce dagli errori, no?
Rimaniamo un po’ a discutere di queste cose. I minuti passano e la giornata incombe. Discutiamo su chi le scelte prova ad imporle, senza farti ragionare. Su chi dice, ma perché ti sposi che tanto poi divorzi? Arriviamo persino a S.Paolo e al suo “Inno all’amore”, letta anche il giorno del nostro matrimonio. Sappiamo tutti e due che essere qui insieme è la nostra forza e il nostro coraggio. Solo così riusciamo ad affrontare incontri difficili, prove frustranti e inattese. Prendiamo anche la Bibbia (grazie Valentino) e riguardiamo insieme il passo Corinzi 1,13.
Fede: E ora cosa gli diciamo?
Paolo: Potremo salutare e augurare un buon campo, che dici?
Fede: Diciamo che vorremmo essere lì con loro per ricaricarci un po’!
Paolo: Mmmh, chi lo sa, magari è solo un arrivederci?
Buona strada oggi!
Perché il domani è diverso, e allora vale la pena di lottare perché sia migliore!
Federica e Paolo
La scorsa notte, alle 0,19, ho ricevguto questo messaggio da Livio: ” …. al momento questo campo è quello di cui avevo bisogno …. Oggi è stata letta una lettera di Paolo e Federica due sentinelle nella notte …. Bacio”
A Napoli, come poteve vedere, ci siete anhe VOI!
Buona strada! Mamma
Sapete sempre essere franchi ma non imprudenti, dignitosi ma non superbi, fermi ma non ostinati, affettuosi ma non deboli, siete umili e con l’animo pieno di carità.
Buona strada.
Mamma Antonella